Giambattista Maciariello

Metafisica dello splatter

Un nuovo archetipo al quale la definizione di ‘horror’ va indubbiamente stretta e che dell'orrore estremizza e sovverte al contempo tutti i topoi più efficaci. Malata, angosciosa e realmente insopportabile trasfigurazione in poesia del dolore. Tanto più brutale in quanto – apparentemente - follemente insensata nella sua lucida perversione. Annichilimento violento e insieme chirurgico dell'io/spettatore senza alcuna possibilità di fuga. Un'opera che disturba e disorienta, scavando un solco rosso sangue di cui rimarrà traccia indelebile, in chiunque abbia la (s)ventura di imbattersi nel martirio - neanche a dirlo - che Pascal Laugier allestisce in modo crudelmente magistrale durante i novantacinque minuti della pellicola. Il francese mette in scena una feroce antologia della sofferenza.

Uno strumento di supplizio visivo - e non solo - perfettamente oleato e tecnicamente ineccepibile in ogni suo acuminato segmento. Un meccanismo efferato che colpisce incredibilmente duro, per poi trascendere repentino in delirante teologia del dolore. Metafisica dello splatter, manuale di tortura postmoderna asettico, asciutto, spaventoso e freddo come un cancro. La sublimazione, insomma, del ‘terrore’ su celluloide di cui il film è essenza intima e stato dell'arte, misto a molto, molto altro.

Cinema da subire, in un'apnea priva di qualsiasi liberatoria catarsi che intervenga a stemperarne la tensione. Un'esperienza che ci proietta senza pietà nelle peggiori fobie ancestrali dell'animo umano, e lì ci lascia, al buio, per un bel po’. Inermi testimoni (non a caso l’etimo greco è martyr = testimone) di cotanta paurosa aberrazione che disarma, sgomenta e volontariamente svuota di senso qualsivoglia velleità moralizzante/banalizzante del critichino di turno. Pietra miliare pressoché indiscutibile, destinata a ridisegnare gli standard del genere. Un lavoro che - recuperando e attualizzando la lezione pasoliniana di Salò, ridimensiona in modo obiettivo e definitivo tutto ciò che, da Il silenzio degli innocenti (per certi versi altro suo progenitore) ai vari Saw e Hostel (i cugini deficienti), passando per Seven (da cui recupera la componente mistica) e compagnia squartando - ha fatto gridare al miracolo i più e meno competenti cultori di cinema "de paura".

Giambattista Maciariello - giambattista_mac@hotmail.com