Alessandro Chalambalakis Offendere l’uomo in quanto Uomo
"
L’uomo che è forse il vertice
Rinascimenti soffocati, umanesimi demoliti, fedi e fiducie smantellate, disfatte, affogate e perdute; l’uomo non è al più al centro di nulla se non di questo suo stesso nulla, della sua stessa voragine e vertigine. Oltre-umano e post-umano; trans-umano, anti-umano e disumano. Umanesimo rovesciato, minaccia dell’uomo a se medesimo, potenziamento di quell’ostilità che è pericolosità dell’esistere. L’opera post-umana è l’opera di colui che danneggia se stesso, la logica conseguenza di colui che pretendeva di migliorare ogni cosa. Oltreumanesimo è consapevolezza del fatto che l’anthropos è in primo luogo nemico di sé, oppositore alla sua stessa specie, avversario di ogni sua natura secondo ogni sua natura. Postumanesimo è consapevolezza dell’assenza di fondamenti e della comica necessità assiomatica di presupposti e pregiudizi sottesa ad ogni sapere.
"
L’uomo è qualcosa che deve essere superato […].
Laddove l’animale umano è postumano. E soprattutto laddove la trasgressione dell’animale postumano è comunque ancora troppo umana. Laddove l’umanesimo è ancora umanesimo del lavoro, umanesimo della schiavitù alla conservazione, asservimento alla durata. Vita privata di ogni esperienza del salto.
"
Io amo coloro che non sanno vivere se non tramontando,
Postumanesimo è consapevolezza della tragicità del moderno, della sua ineluttabilità e inevitabilità. Consapevolezza della storicità dell’essere e dell’esserci, della relatività e della prospettiva danzante di ogni molecola. Postumanesimo è conoscenza della frammentarietà e dunque frammentarietà della conoscenza. Postumanesimo è paradossale sapere del non sapere, coscienza dell’assurdità di ogni capo, vertice, gerarchia, dogma, valore, obiettivo e significato. L’essere è ora radiografia di se stesso e sezione necroscopica dei propri valori. Il pensiero è in questo forse. Come la pensiamo forse, come forse là pensiamo. Il nostro stesso pensiero è pertanto in forse e solo forse dunque pensiamo. Contro ogni residuo di antropocentrismo abbandoniamo questa masturbazione concettuale, questo narcisismo teologico, quest’onanismo finalista. Tutt’al più la centralità rimastaci è quella del panico, del sublime naufragio, della rovinosa dissacrazione.
"
Senza gli errori che operano in ogni piacere e dispiacere spirituale,
Al
nulla dei fondamenti! All’assenza di assoluti! Brindiamo alla storia
e alle vicissitudini dell’inesorabile moltiplicarsi di questi collassi
nella coscienza! Oltreumana
è quindi la vita di questo nostro carnevale di anime attorno al
sepolcro dell’Uomo, innanzi all’altare del nulla. Ridiamo
e piangiamo di questa vicenda, di questa storia, di questo capitolo non
ancora conclusosi.
"
E tu, lenta ginestra, G. Leopardi, La ginestra o il fiore del deserto
Alessandro Chalambalakis - los@ctonia.com |