Vernant, Jean-Pierre, La morte negli occhi. Figure dell’altro nell’antica Grecia, Bologna, Il Mulino, 1987.

Presentazione di Eloisa Massola
in Ctonia -4, Gennaio 2009.

I Greci non sono stati né il primo né l’ultimo popolo a intendere e a presentare la morte come passaggio; insostituibile per la cultura occidentale fu tuttavia la loro dissertazione letteraria e filosofica sulla possibilità della morte di trasformarsi in conoscenza e su come questa conoscenza potesse trapelare attraverso l’orrore di uno sguardo mortifero.
Il breve saggio di Jean-Pierre Vernant affronta entrambe queste tematiche, dimostrando quanto duplice e ambivalente fosse il concetto di morte nella Grecia antica: solo per alcuni privilegiati - gli eroi - si traduceva nella possibilità di ottenere l’immortalità attraverso la conquista della gloria; quasi sempre - e per gli eroi più che per i comuni mortali - la morte era un avvenimento spaventoso e indicibile. Era la maschera della Gorgone, simbolo del terrore paralizzante che coglie l’uomo di fronte al sollevarsi del velo che separa il regno dei vivi dall’aldilà e che univa l’«orrore del terrifico» al «ridicolo del grottesco»: simile, in questo, ai buffi diavoli medievali, posti a guardia degli ingressi dei luoghi santi.
Medusa è massimo orrore, la metafora più fulgida, di cui i combattenti stessi si appropriano per spaventare e sconfiggere i nemici in battaglia: così come Atena aveva posto il ghigno della Gorgone sull’egida, allo stesso modo i guerrieri, posseduti dal ménos, si fanno terribili, con capigliature irte, facce dipinte e bocche spalancate nella urla che incitano alla battaglia. Per condurre la morte occorre assimilare la morte stessa, conoscerla ed esserne invasati: possessione, questa, che passa proprio attraverso lo sguardo pietrificante di Medusa, indubbiamente fra le più temibili creature infere e femminili insieme alle Arpie, alle Sirene, alle Erinni e ai mostri delle profondità marine. Creature vicine alla morte e portatrici di quell’alterità brulicante, caotica e distruttiva con cui il mito si è perennemente confrontato.